Il quasi “beato” Gaudi e il Liberty siciliano

Forse non tutti sanno che per Gaudi è stato avviato nel 1992 un processo di beatificazione che potrebbe portarci ad avere un santo architetto.

La principale motivazione sta nel fatto che il genio catalano considerava la natura un’architettura divina e riteneva di poter fungere da intermediario architettonico fra Dio e gli uomini. Dalla natura traeva le forme architettoniche. “Ciò che è in natura è funzionale, e ciò che è funzionale è bello… vedete quell’albero? Lui è il mio maestro” diceva Gaudi a chi gli domandava da dove traeva le sue forme.

Ciò è palpabile in alcune sue opere che sembrano essere veri e propri atti di fede come la Sagrada Familia, o come la Cripta della Colonia Guell, dove ogni elemento decorativo ha un profondo simbolismo religioso, esempi di una fede fortissima radicata nel centro rurale dove Gaudì ha vissuto da bambino.

Così come il Modernismo in Spagna, il Jugendstil in Germania, l’Art Nouveau in Belgio e in Francia, anche il Liberty siciliano si ispirava, in chiave moderna, agli stili del passato, con particolare riguardo a quelli locali. Ecco che il Modernismo trae spunto dall’arte araba, dal Gotico catalano o dal Barocco spagnolo, così come accade in Sicilia per merito di Ernesto Basile e tanti altri.

In tutte le opere di Gaudì appaiono le sue radici locali, dai superbi paesaggi naturali catalani, alle architetture “Mudejar” aragonesi, a quelle gotico-catalane.

Soltanto il Barocco, sintetizzato in forma modernista da Gaudi, non appartiene prettamente alla cultura del levante spagnolo. Tuttavia è impossibile non vedere nella Sagrada Familia il tardo Barocco della Spagna unificata slanciatissimo in altezza, molto in uso nel 700 oltre che in Castiglia e in Andalusia, anche in Sudamerica e in Sicilia (Santa Veneranda a Mazara del Vallo).

Nella Sagrada Familia i pinnacoli e le guglie sono di chiara provenienza gotica. Le strutture si reggono da sole, non hanno bisogno di archi rampanti o contrafforti, e la costruzione procede per passi verticali, non orizzontali. Ogni torre si autosostiene.

Forte gusto islamico mostra El Capricho a Comillas (una delle poche opere realizzate fuori Barcellona da Gaudi), così come il Teatro Eden di Acireale, l’Hotel Excelsior di Taormina e tante altre case siciliane. L’accostamento dei colori nella casa asturiana è molto simile a quello della Villa Comunale di Taormina, originariamente parco dell’abitazione di Lady Florence Trevelyan. In quest’ultima l’accostamento di pietre e mattoni, nel suo aspetto neo-romanico, non può non ricordarci il Parco Guell dello stesso Gaudì.

Decisamente riferita all’arte islamica è anche Casa Vicens, decorata con muqarnas e archi mistilinei e la Finca Guell, così come il Chiosco Ribaudo e il Villino Favaloro a Palermo

Nella Cooperativa Mataronense le grandi arcate a diaframma sono un “revival” delle arcate dei dormitori cistercensi (Monastero di Poblet) e delle grandi sale gotico-catalane (Salone Cruyllas a Calatabiano e Salon del Tinell a Barcellona)

Nella Torre Bellesguard, Gaudi riprende invece i temi dell’architettura civile catalana in onore di Martino I, che nel 400 aveva la residenza in città. Lo stesso accade nelle bifore e le balaustre traforate di Villino Drago a Messina o nelle balaustre del Villino Greco a Milazzo e in quasi tutti gli elementi architettonici del bel palazzo di Piazza Unità d’Italia a Messina.

Ma come non accostare stilisticamente Villino Florio di Basile con El Capricho e Casa Vicens di Gaudi, nel loro aspetto turrito con arcatelle pensili.

Sia il genio catalano che Ernesto Basile, maggior esponente del Liberty siciliano, sperimentarono in forma moderna le architetture radicate nel territorio. Ambedue realizzarono le loro migliori opere, capisaldi del Modernismo in Spagna e del Liberty in Italia, grazie ai loro mecenati, da un lato Guell dall’altro Florio.

Michele Palamara