Michele Palamara

architetto e giornalista

La loggia “spagnola” di Randazzo Loggia "Sacrestia" realizzata nell’ambito del filone artistico dell'Escorial di Madrid

Randazzo, residenza estiva di Federico III d’Aragona e per un certo tempo anche centro del governo della Sicilia, fin dall’inizio del XIV secolo fu abitata dai nobili spagnoli, e pertanto fu ricchissima di palazzi, alcuni dei quali, adornati di pietra lavica, sono ancora la maggiore attrattiva dei visitatori più attenti.

Il quattrocentesco Palazzo Clarentanto Finocchiaro, ad esempio, col suo “alero” (tetto aggettante) e le sue bifore con fine colonnina, ricorda decisamente i palazzi della Catalogna e dell’alta Aragona.

Dei tanti elementi architettonici gotico catalani si è scritto, ma del tutto straordinaria è, invece, la Loggia Sacrestia, adiacente alla chiesa di Santa Maria, di impianto svevo.

Lo stile è tardo rinascimentale, ma non di importazione italiana, come avveniva soprattutto a Palermo e nelle grandi città siciliane, bensì spagnola.

L’edificio, risalente al 500, anni in cui venivano apportate delle modifiche alla chiesa, fu, forse, restaurato nel 600 dal messinese Agostino Scilla. Al piano terra la loggia, forse un tempo di vendita o di contrattazione, al piano superiore il tribunale ecclesiastico, divenuto poi sacrestia della chiesa.

La disposizione dei conci a faccia vista, l’aspetto turrito, le semplici bucature rettangolari protette da inferriate e con timpano sovrastante, gli acroteri terminali a forma di “bolas“, gli archi ribassati ci parlano decisamente spagnolo e precisamente di stile “herreriano“.

L’architettura “herreriana” si caratterizza per il proprio rigore geometrico, per la relazione matematica fra i distinti elementi architettonici, per i volumi limpidi, per il predominio del pieno sul vuoto e per l’assenza quasi totale di decorazione.

A volte è anche detto stile “escorialense“, alludendo all’Escorial di Madrid che serve come paradigma a questa corrente architettonica, opera di Juan de Herrera.

Sia la Sacrestia di Randazzo che i Municipi di Gijon, Castalla e Arnes, ma anche la casa de los Almaraz a Plasencia, distaccano per la loro severità, ottenuta grazie all’equilibrio delle forme che si dispongono simmetricamente nella struttura, e sono sormontate da acroteri a forma di “bolas“, dette anche “bolas escorialenses“, o altri elementi di verticalità e magnificenza che, allo stesso tempo contribuiscono a rafforzare la sensazione di simmetria.

Lo stile, conosciuto anche come manierismo classicista, si sviluppò in Spagna, e quindi anche in Sicilia, dalla fine del 500 a tutto il 600, anni in cui viene costruita la Sacrestia.

 

Michele Palamara

A sinistra Municipio di Arnes a destra Loggia Sacrestia di Randazzo

Municipio Gijon

Casa Los Almaraz a Plasencia

Municipio di Arnes

 

La loggia dei mercanti di Messina L'edificio realizzato alla fine del XVI secolo per i mercanti, divenuto poi Palazzo Senatorio della città

Per il suo porto naturale , tra i mari Jonio e Tirreno, rifugio sicuro di navi e mercanzie, Messina trasse cospicui vantaggi economici e ottenne privilegi da parte dei dominatori.
Dall’età classica fino al terremoto del 1908, le attrezzature marittime della città richiamavano le navi per i rifornimenti e le riparazioni e per i ricchi negozi con i commercianti del luogo.
Già al tempo dei romani Messina ebbe il privilegio del titolo di Città principale dell’Impero.
Crebbe nei secoli la sua potenza, e al tempo dei normanni, per l’aiuto offerto loro nella riconquista dell’isola ebbe ancora ulteriori privilegi fra i quali quello di battere moneta e di avere un Consolato del Mare.
Messina, come pure la Calabria, eccelleva nella produzione della seta, la quale commerciava con altre merci provenienti dalla Spagna, da Genova, dalla Toscana, da Venezia.
Nel 1296, Federico III D’Aragona istituiva la fiera franca annuale, e nel 1416 Ferdinando D’Aragona ribadiva questo privilegio trasferendola sulla cortina del porto. In questa fiera , che si svolgeva tra l e il 15 Agosto, tutti i mercanti, compresi quelli spagnoli esponevano le loro merci (dal ferro alla seta, dal cuoio ai ricami in oro) dentro tende prefabbricate.
Nel 1507, la città, affollata di mercanti di tutte le parti del mondo, che contrattavano i prezzi delle merci in luoghi precari, quali il palazzo della Dogana, non certamente idoneo all’uopo, mandò in Spagna degli ambasciatori per chiedere a Ferdinando D’Aragona una sede fissa per questi incontri.
Ferdinando D’Aragona acconsentì che si iniziassero i lavori.
Si decise, allora, di costruire questa Loggia al posto di un tratto di muro di cinta della città, di fronte al mare, accanto alla turrita porta della Dogana Vecchia, chiamata così, proprio perché portava al quel Palazzo della Dogana, già luogo d’incontro preferito dai mercanti.
I lavori terminarono nel 1527.
Dopo aver portato a termine l’edificio ad un solo piano, si intuì che quel palazzo per la sua centralità poteva essere sede anche di altre istituzioni o enti. Per cui, nel 1589 viene deciso un ampliamento notevole del fabbricato con una sopraelevazione in cui avrebbero dovuto avere sede la Tavola Pecuniara e il Senato (Municipio), peraltro secondo la tipologia delle logge spagnole col “ayuntamiento” al piano superiore.

Alcañiz

I lavori venivano, così, affidati a Giacomo Del Duca, un architetto di Cefalù.
Del Duca era allievo di Michelangelo. Con lui, a Roma, costruì Porta Pia e realizzò altri splendidi edifici.
Tornato a Messina nel 1589, dopo aver portato a termine la Cupola di Santa Maria del Loreto, divenne Ingegnere della città al posto di Calamech, morto un anno prima.
Nel 1599 i lavori della Loggia dei Mercanti vengono portati a termine.
All’ingresso una grande lapide recitava: “UT MERCATORUM UTILITATI CIVIUM ORNAMENTO REGIAE URBIS MESSANAE REGNI PROTOMETROPOLIS DIGNITATI CONSULERETUR……..” (Buonfiglio Costanzo G., Messina città nobilissima descritta in XIII libri, Venezia 1606). Ossia il palazzo veniva costruito “AFFINCHE’ SI PROVVEDESSE ALL’UTILITA’ DEI CITTADINI MERCANTI…….”. 
L’edificio, rivestito interamente di marmi pregiati, presentava, al piano terra, dove si riunivano i mercanti, nove lunghe finestre con cancelli di ferro, spaziate lateralmente da coppie di lesene doriche bugnate, e nove balconi, tra altrettante coppie di lesene d’ordine jonico, corrispondenti nel piano superiore. Sia le finestre che i balconi erano sormontati da piccole nicchie centinate con finestrelle, affiancate queste da volute a ricciolo. Una cornice a più scanalature marcava orizzontalmente i due ordini.
Questo schema ricordava l’interno della Chiesa di S. Maria in trivio dello stesso Del Duca.
Praticamente questa tipologia, è prettamente quella delle grandi logge mercantili appartenenti alla Corona d’Aragona (Perpignan, Palma, Saragoza, Valencia), ma con uno stile importato dall’Italia. 

Messina

Perpignan

Non è da escludere che, nel suo involucro esterno realizzato sulla fine del secolo XVIII, la Lonja di Barcelona non abbia avuto come esempio  l’importantissima loggia messinese, certamente non inferiore alle altre coeve “lonjas” spagnole, se non altro per dimensioni.

Barcelona

Nel 1602 si costruì una nuova sede per il Senato in Piazza Duomo, su progetto del Calamech, morto pochi anni prima. Per cui l’edificio sulla marina venne destinato esclusivamente ai Mercanti, al consolato del Mare, al Consolato della Seta e più tardi anche ad Archivio Notarile.
E’ da sottolineare, comunque, il fatto che il nuovo palazzo del Senato in piazza Duomo, secondo lo storico Buonfiglio, è solo parzialmente  terminato in quella data, e probabilmente ad opera dello stesso Del Duca.
Nel 1622, la Loggia dei Mercanti veniva inglobata e dotata di tutti i servizi connessi alle attività mercantili, comprese le abitazioni dei mercanti, da quella enorme schiera di palazzi, chiamata “Palazzata”, famosa in tutto il mondo, anche come “teatro di Palazzi” per la bellezza del suo insieme e per lo spettacolo che offriva ai naviganti che entravano nel porto di Messina. L’incarico fu dato a Simone Gullì, il quale in soli due anni la portò a termine.
La costruzione, addirittura un chilometro e mezzo, venne ordinata da Emanuele Filiberto di Savoja, principalmente per dare dimora a quei mercanti, provenienti in massima parte dalla Spagna, che affollavano in quel periodo Messina e i quali necessitavano di dimore vicino al porto per attendere meglio ai loro commerci.
Tuttavia la città era già abbastanza ristretta fra le proprie mura e non aveva zone da destinare a nuove edificazione.
Si decise, pertanto, di abbattere le vecchie mura, sull’orma delle coeve città spagnole e portoghesi, e di costruirvi la Palazzata al loro posto, riutilizzando, peraltro, le stesse pietre, in mancanza di cave nelle vicinanze.
Inoltre, la Palazzata avrebbe difeso la città dai venti e dal contatto immediato con la tumultuosa e malsana zona di traffico marittimo e mercantile.
Al piano terra vi erano i magazzini e le botteghe. Ai piani superiori le abitazioni di mercanti, banchieri e famiglie benestanti
Al centro rimaneva, così, la Loggia dei Mercanti, nella propria maestosità.
A sinistra della Loggia dei Mercanti c’era la Porta della Loggia, forse dello stesso Del Duca, con la statua del Nettuno del Montorsoli di fronte.
Dalla porta della Loggia si impartiva l’attuale via della Loggia dei Mercanti. 
La costruzione così rapida dell’intera Palazzata fu dovuta alla genialità dell’ arch. Gullì il quale seppe standardizzare alcuni elementi architettonici, come i balconi in pietra di Siracusa, le porte, le finestre, i fregi, le paraste, le soglie, predisponendoli a piè d’opera, durante la realizzazione dei muri portanti.
In un simile arco di tempo occorso per la costruzione si suppone che gli interni non dovevano essere per niente complicati.
Il piano superiore della Loggia dei Mercanti veniva in seguito adibito ad Armeria. I molteplici usi del palazzo fecero si che lo spazio per i mercanti diventasse insufficiente, per cui si costruì, nel 1627, un’altra Loggia al di là della Porta della Loggia.
L’edificio altrettanto bello, sede anche della Corte del Consolato dell’Arte della Seta, per metà era coperto da volte sostenute da grosse colonne di pietra e per l’altra metà era scoperto.
Questa loggia era tutta attorniata da un bellissimo e spazioso sedile di marmo con lunga fila di balaustri di ferro, ed in ognuno degli angoli c’era una bellissima colonna di porfido.
Nel suo insieme doveva assomigliare alla Loggia dei Catalani di Palermo, tranne per il fatto che parte di essa era allo scoperto.
Nel frattempo la città, dopo aver conquistato in un primo tempo la fiducia degli spagnoli, ed acquisito di conseguenza notevoli altri privilegi, nel 1674 si rivoltò contro, ottenendo in un primo tempo l’aiuto dei francesi e poi il loro tradimento. Questo episodio scatenò la vendetta di Madrid, la quale gli tolse pian piano tutti i privilegi che in precedenza gli aveva concesso.
Il Palazzo Senatorio di piazza Duomo veniva abbattuto, e al suo posto fatta erigere una statua di Carlo II.
Fu così che la Loggia dei Mercanti cedeva il suo sito al Senato, trasferendosi unicamente e definitivamente nella loggia anzidetta.
D’altronde il commercio non era più così fervido, come alcuni anni prima, e la piccola sede vicina era più che sufficiente.
Il terremoto tremendo del 1783 diede un ulteriore colpo all’economia cittadina distruggendo la Palazzata e danneggiando gravemente la Loggia dei Mercanti, ormai conosciuta ai più come Palazzo Senatorio.
La Palazzata fu interamente ricostruita ad opera di Giacomo Minutoli nel 1878, e fu nuovamente distrutta, e mai più ricostruita, dal terribile terremoto, che rase al suolo Messina, del 1908.
Michele Palamara